Green pass: fioccano i furbetti falsari, ecco perchè non funzionerà ma attenzione…

Non si fa in tempo ad istituire una norma per contestata che sia, che ci sono i soliti furbetti al lavoro per produrre documentazione fasulla.

Stanno fioccando di fatto su Telegram chat in cui alcuni sedicenti esperti sostengono che con l’aiuto di medici compiacenti sono in grado di produrre una certificazione falsa ma valida a tutti gli effetti.

Al netto del fatto che in questo caso sia chi chiede una tale documentazione, sia chi la produce rischia una denuncia penale, voglio dire un paio di parole su come mai sia impossibile produrre un valido Green pass artigianalmente.

Il QrCode presente nella certificazione contiene una lunga stringa di dati criptati che di fatto funziona come fosse una nostra “firma” riconducibile solo a noi. Non si tratta di un banale “disegnino” ma è qualcosa di sofisticato.

Che succede quando ci si presenta con un Green pass dove viene richiesto? Colui che è preposto al controllo dispone di una apposita applicazione di vidimazione. Ecco qui il link per scaricarla. L’app prodotta dal Ministero della Salute serve ai pubblici esercizi che hanno l’obbligo di verificare i Green pass dei clienti. L’app fa una semplicissima operazione. Legge il codice, si connette ad una banca dati del Ministero della Salute che provvede a fare una ricerca rapida e restituire l’esito nonché il nominativo e la data di nascita del cliente.

Produrre una certificazione fasulla, con un codice fasullo, quindi, non porterà a nulla. Quando quella certificazione verrà presentata, il sistema non la considererà valida. Il falsario non può inventarsi QRcode a piacimento per produrre Green pass perchè questi vengono poi vidimati da chi è preposto al controllo.

Una delle possibilità potrebbe essere la seguente: il falsario produce una certificazione usando un qrcode valido magari rubato ad un ignaro Mario Rossi possessore di Green pass. In questo caso potrebbe costruire un certificato falso con qrCode valido che comunque il sito del ministero certificherebbe sempre come posseduto da Mario Rossi. L’app restiuirebbe i dati del possessore e l’esercente dovrebbe effettuare un ulteriore controllo sull’identità della persona, dovrebbe accertarsi che il suo cliente si chiami effettivamente Mario Rossi e quella che legge sia la sua reale data di nascita. Di fatto dovrebbe chiedere un documento di riconoscimento. Lo farà?

Intanto voi fate attenzione a non farvi sfuggire copia del vostro Green pass che potrebbe essere utilizzato per scopi non leciti.

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