Didattica a distanza ridotta al 25% dal 7 gennaio tra problemi irrisolti e rischi aumentati per 3,3 milioni di studenti

Ieri abbiamo assistito alle nuove norme in tema di scuola in questo periodo di pandemia. Nel momento in cui veniva comunicato che in 24 ore sono morte 993 persone di Covid, veniva anche deciso che dal 7 gennaio 2021 gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado si recheranno a scuola per il 75% delle ore. In effetti un controsenso se si tiene conto del fatto che nessun problema sui trasporti è stato risolto.

La scuola rappresenta un pessimo esempio di funzionamento degli apparati dello stato con funzioni demandate ai comuni, ex province, regioni e Stato. Di fatto tutti gli enti preposti al buon funzionamento non riescono a comunicare efficacemente.

Quindi mentre una amministrazione centrale decide per il rientro, le amministrazioni periferiche, i comuni che devono garantire l’efficienza nei trasporti non riescono a gestirli in sicurezza o comunque non hanno un piano sui trasporti di 3,3 milioni

Ci si chiede cosa sia cambiato in un mese di didattica a distanza al 100% , non ci sono notizie in tema di miglioramento dei trasporti, vero nodo irrisolto per 3.3 milioni di studenti che ogni giorno dovranno recarsi a scuola ammassati come accadeva nel mese di settembre, quando comunque i dati sulla diffusione del virus erano meno gravi.

Una nota in merito alla quota delle lezioni in presenza va comunque fatta. Molti si sarebbero aspettati un 50% per far si che gli studenti si rechino a scuola 3 giorni su 6 a settimana, dimezzando quindi la quantità di passeggeri sui mezzi di trasporto ma in questo modo non si capisce quale sia il vantaggio tra 75% e 100% di didattica in presenza.

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