Blackout social, ecco cosa è successo tecnicamente e come è stato possibile

Il blackout lungo circa 7 ore ci ha ricordato come eravamo qualche anno fa e come siamo diventati così dipendenti della comunicazione ossessiva e convulsiva.

Per di più tutto è successo mentre si susseguivano le notizie sulle elezioni. Giornali e personaggi politici erano pronti a lanciare i propri titoloni ma tutto è andato giù in pochi minuti. Ma come è possibile che tutto ciò sia potuto accadere e per giunta ai soli social del gruppo Facebook? Come si spiega un blocco così lungo ed esteso? Pare, infatti che la crisi sia estesa a buona parte dell’Europa e forse anche oltre oceano.

Qualcuno forse è curioso e vuol sapere cosa sia successo tecnicamente. Durante il down ieri ho fatto alcune prove, qualche “ping” dei domini interessati e tutti restituivano problemi di indirizzamento. Quando noi digitiamo un indirizzo web di fatto viene effettuata una richiesta al nostro provider il quale traduce il nome dominio in un indirizzo IP. Per intenderci al momento quello che corrisponde a Facebook è 154.240.231.35. Tutta la comunicazione in rete regge su indirizzi del genere, un po’ come accade con la comunicazione telefonica. Ormai nessuno di noi ricorda i numeri degli amici ma usa una rubrica per selezionarne il nome e chiamare. Avviene lo stesso per i siti internet. Il meccanismo di traduzione da nome a indirizzo IP prende il nome di DNS (Domain, Name, System). Esistono di fatto dei veri e propri server che effettuano questa “traduzione” per noi.

Di fatto avviene che il provider alla richiesta di un nome consulta un server DNS come fosse una grande rubrica e ne legge l’IP dirigendo la comunicazione verso quell’indirizzo restituito. Ecco, ieri per incanto sembra siano spariti da tutti gli elenchi DNS i nomi Facebook, Instagram WhatsApp… Cosa molto strana poiché i DNS ovvero queste enormi rubriche non sono pochi ma ce ne sono tanti sparsi nel mondo in modo da evitare casi del genere nel caso in cui uno non sia accessibile. Uno dei più famosi è quello di google che risponde all’indirizzo 8.8.8.8. Sembrava che ieri nessuno di questi elenchi fosse a conoscenza del signor Facebook o Instagram…

La cosa più interessante riguarda la ripresa. Ammesso che il nostro social non sia presente su queste “rubriche”, il meccanismo di inserimento di solito prende poco tempo, in mezz’ora una richiesta di associazione nome dominio-IP viene esaudita e i server DNS tra di loro si aggiornano in automatico, è tutto un lavoro che fanno i service provider, quelli che ospitano i vari siti. Per intenderci, se domani decido di spostare il mio dominio www.salvoamato.it su un altro server che ha un altro IP, è sufficiente che chieda al provider che lo gestisce di puntare sul nuovo IP. In max mezz’ora viene aggiornata questa “rubrica” e man mano a cascata i vari server si aggiornano di conseguenza.

Il blackout di ieri è durato circa 7 ore, una eternità per i tempi di internet e ciò rende tutto privo di spiegazione. Qualcuno ha addirittura pensato a qualche sabotaggio, qualche scherzo di chi grida alla censura da parte dei social su determinati argomenti. Vedremo cosa ci verrà detto nei prossimi giorni, certo è che questo blackout ci ha fatto riflettere su quanto siamo dipendenti da strumenti del genere.

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