Nuova e-mail istituzionale, tra blocchi, caos e assistenze fantasma, il thriller tecnologico è servito, come uscirne?

Doveva essere un passaggio indolore, ma così non è stato. Per circa un milione di professionisti della scuola attivare la nuova mail è diventata una via crucis. Vediamo di ricostruire i fatti.

Nel mese di luglio 2020, il Ministero ha inviato comunicazioni ai docenti e al personale della scuola sul cambio email. E’ chiaro che si tratta di un periodo in cui finalmente i docenti si concedono un po’ di relax e giustamente hanno anche il diritto a non usare una casella di posta nata per il lavoro.

Entro il 31 luglio i docenti erano invitati a provvedere al passaggio alla nuova casella. Occorreva usare l’apposita procedura per la creazione, altrimenti si sarebbero ritrovati con la casella creata e un messaggio sulla vecchia casella con le apposite istruzioni per il primo accesso.

Il vecchio indirizzo viene dismesso e con esso tutti i messaggi ricevuti e inviati presenti in archivio esattamente il 31 luglio 2020. da quella data non rimane alcuna traccia di circa un milione di caselle e dei relativi messaggi archiviati.

Dal 1 agosto centinaia di migliaia di docenti non avevano ancora rinnovato alcunché, non avendo letto alcuna disposizione ministeriale in periodo di ferie. Tuttavia sino al 10 agosto era possibile accedere ad una apposita funzione su istanze on line per creare da sé la nuova casella. Ma qui cominciano i problemi.

L’operazione di creazione della nuova casella richiede il codice personale. Ora, si dà il caso che la maggior parte degli utenti non conserva tale codice, quindi necessita che venga recuperato. Il recupero avviene via email. A quale indirizzo verrà inviato? Ovvio: al vecchio, ma il vecchio indirizzo è dismesso quindi non è possibile recuperare alcun codice personale.

E’ chiaro che ci si trova in una situazione di stallo. Per creare il nuovo indirizzo occorre che ci sia il vecchio.

Sul sito istanze on line è presente un servizio di assistenza telefonica attraverso un numero verde: 080-926 7603 dal lunedì al venerdì dalle ore 8:00 alle ore 18:30.

E’ chiaro che il servizio non può risolvere il problema a centinaia di migliaia di persone.

Sarebbe stato più semplice mantenere ambedue i servizi per un intervallo di tempo maggiore o utilizzare un secondo canale per le comunicazioni immediate come ad esempio SMS. Si arriva al paradosso che un servizio di posta pagato con fondi pubblici risulta essere meno efficiente di un servizio di posta gratuito.

Sembra che stiamo esagerando ma si sa di migliaia di docenti che sono rimasti intrappolati nel fare domande di mobilità, iscrizione a concorsi, uso dello SPID e ogni altro servizio sia connesso all’indirizzo email istituzionale che è utile per le notifiche. E’ vero, si può cambiare questo indirizzo email una volta entrati nei vari servizi ma l’operazione non è per niente facile.

Prendiamo ad esempio lo SPID. Se non i riesce ad accedere, viene mandata una mail per il recupero della password e si ritorna al problema descritto prima: la casella email è ormai cancellata. Anche cambiare indirizzo email non è facile, trattandosi di un servizio essenziale e delicato legato all’identità digitale della persona, non pè così facile entrare nella gestione dello SPID e cambiare email…

Anche chi ha la necessità di effettuare un servizio su istanze on line. Nel momento in cui serve il codice personale e occorre recuperarlo.

Il thriller della nuova casella di posta continua nella speranza che chi di competenza non decida di adottare un altro sistema per rendere disponibile il servizio a tutti. Certo è che il fornitore del servizio Aruba non avrà alcun interesse a massimizzare il numero di utenti. Esso è pagato per quel numero massimo ma sono certo che ci sarà una grossa percentuale di caselle che non verranno attivate ma verranno pagate con i soldi pubblici.

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