Ora e settimana del Coding, una opportunità o una esaltazione della tecnologia?

Ripropongo un articolo scritto un paio di anni fa ma tutt’ora valido.
In questi giorni si svolgono diverse iniziative che servono ad avvicinare giovani e giovanissimi alla programmazione ovvero al coding.  Sì, è vero, è un nuovo termine informatico tra i piedi che anche a me non sta proprio simpatico. Ciò che interessa capire è il motivo per cui didatticamente si spinge verso la programmazione di una fredda macchina. In un momento caratterizzato dall’esaltazione della tecnologia non sarebbe forse il caso di puntare su ciò che magari si sta perdendo di vista ovvero quelle discipline umanistiche e sociali? Forse le due cose sono conciliabili. Vorrei fare una puntualizzazione sul coding e sul suo significato dal punto di vista didattico. Qualche anno fa l’ho criticato e anche duramente se non altro per la pretesa di convincere i giovani che creare un piccolo programma con dei blocchi colorati potesse chiamarsi programmazione senza prima passare dai fondamenti di base. Ho dovuto ricredermi soprattutto dopo aver letto qualche interessante articolo sui benefici del “pensiero computazionale”. E’ questo il nome che si attribuisce a quella competenza che molti studiosi di didattica  e pedagogia aggiungono alle altre tre competenze di base ovvero saper leggere e comprendere un testo, saper scrivere e saper fare calcoli. Competenza che è da considerarsi trasversale e non direttamente riconducibile all’informatica.

Ma cosa è effettivamente il pensiero computazionale?

Essere in grado di risolvere dei problemi riducendoli a qualcosa di più semplice, essere in grado di pensare a tutte le eccezioni nelle risoluzioni dei problemi, essere in grado di “codificare” i singoli passi da fare per risolvere un problema è qualcosa che ha a che fare con il pensiero computazionale ovvero con un modo nuovo e particolare di affrontare i problemi. Questo modo nuovo non è solo appannaggio  delle discipline scientifiche ma molto di più. Anche i metodi per affrontare una versione di latino o l’organizzazione di una attività aziendale mediante una attenta ed efficace programmazione per fasi possono essere qualcosa che si può risolvere utilizzando i benefici del pensiero computazionale.

Riuscire a ridurre un problema a semplici passi è un’operazione mentale tipica degli esperti di programmazione che realizzano un programma che risolve un problema della vita reale e cercano di codificarne i dettagli, i casi particolari e le eccezioni.

Coding come opportunità

E’ per questo che io sono convinto che il coding sia pi una opportunità che una ossessione come qualcuno prova a dire. Il pensiero computazionale insegna anche a lavorare in gruppo, a programmare le attività e soprattutto a prevedere il futuro. Non è un caso che lo slogan dell’ora del codice sia “programma il futuro”.  Programma il futuro perché attraverso la programmazione in un certo qual modo si impara a prevedere il futuro ovvero ciò che l’utente farà sul programma e quindi si organizzano. Programmare è sempre una azione che riguarda il futuro no? E non è detto che si debba programmare necessariamente qualcosa di informatico!

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